Via Santa Maria 13/d
54033 Carrara
Italy
Crucifige! Crucifige! FAC - Fronte Acciaio Cromato
Teké Gallery è lieta di presentare due installazioni che fanno parte del lavoro più recente del collettivo FAC - Fronteacciaiocromato.
L’ironico nome del collettivo prende vita dalla fusione dei cognomi dei due artisti che hanno dato vita a questa realtà Dominik Stahlberg e Stefanie Krome, recentemente il gruppo sta crescendo ed è entrata a far parte del collettivo l’ex Studentessa Erika Gao che aiuta la coppia a portare avanti la propria idea artistica. Per i due artisti questo nome è sinonimo di andare avanti, di proporre il proprio lavoro senza filtri e senza tanti giri di parole, in maniera forte schietta e sempre diretta. Quasi un cazzotto nello stomaco, ad alcuni fa arrabbiare, ad altri piace, sicuramente lascia senza fiato.
Le due installazioni saranno posizionate nelle prime due stanze della galleria e tratteranno il tema della crocefissione, molto caro al duo artistico. La serie dei crocifissi (Cruxials) è un progetto nato negli ultimi anni e in continua evoluzione.
“Dal testo di presentazione degli artisti riguardante la serie: Se è vero che ogni Cristo ha la sua croce allora FAC è pronto a produrre la croce giusta per ogni tipo di Cristo! Nel nostro bel mondo senza speranza basta poco per venire crocifissi e pagare tutti i propri errori, chiunque è candidato a diventare un Cristo perfetto da dare in pasto alle masse sempre più affamate di profeti!
Siamo tutti i piĂą belli del mondo possiamo essere il tuo Cristo personale
I Cruxials hanno un’anatomia umanoide deformata e grottesca che mette in risalto i tratti somatici conosciuti dei vari personaggi rappresentati. La particolarità , e il filo rosso che uniscono tutte queste croci, sono la totale assenza di sensori visivi. Al posto degli occhi, enormi cavità infossate, non più specchio dell’anima ma riflesso dell’abisso. Abisso rappresentato da vizi e virtù (soprattutto vizi) dei vari soggetti crocifissi. “
Sala 1 - The Bad Trips Partendo da questo presupposto non è difficile iniziare a capire come mai la prima sala della galleria vede appesi alla parete tre personaggi, non così noti al grande pubblico, ma che dipingono il folklore delle serate e delle leggende metropolitane nel tessuto sociale della nostra amata Carrara.
I tre loschi figuri con sorriso beffardo e sguardo scavato rappresentano Gallerista, Curatore e Responsabile della galleria Teké. Un trio, che preso anche fuori da questa situazione ai confini della realtà , rappresenta, nel mondo dell’arte contemporanea, una trinità sacra a cui ogni artista deve genuflettersi e pregare per avere salva la vita. Gallerista, Curatore e Responsabile proprio come Padre, Figlio e Spirito Santo.
Il Padre Gallerista genera un mondo ma non ha tempo di seguirlo personalmente è troppo preso a creare a scrutare i limiti, della propria vita e dell’universo di possibilità future e passate, lasciate e perse, essenti e aventi. Il Figlio Curatore prende l’animo del Padre e cerca di dargli una forma che sia commestibile per tutte le persone che devono aderire alla sacra “Chiesa Galleria” per bearsi e contemplare il sangue e la fede nell’arte attraverso il sangue e il sacrificio degli artisti proposti. Il Responsabile Spirito Santo è messaggero di cambiamento e di fede, è pilone saldo sul quale tutti riversano la propria paura e la propria ansia, è timone stabile di una barca sempre in procinto di affondare e non può permettersi di vacillare.
Faticoso fare da santa trinità . Si capisce, Dio è morto, come diceva Nietzsche e si capisce che sia ancora più morto se pensiamo alla fatica, al dolore, alla difficoltà di mettersi nei panni di una santa trinità per investire tutto quello che si ha nel sogno di regalare cultura a un popolo che spesso non ha il tempo di sentire e che poco riesce a vedere.
Dio è morto, lunga vita a Dio. La morte non va presa come solo banalmente concetto negativo di “Fine”. Ogni nuovo inizio arriva dalla fine di qualche altro inizio e non dobbiamo spaventarci di vedere Gallerista, Curatore e Responsabile in croce, mestamente sorridenti, quasi felici di rimanere appesi. Questa è la loro vita, questa è la loro scelta. Non fanno quello che fanno solo per i soldi (magari ci fossero) ma per provare a regalare un momento, regalare cultura, regalare alle persone un attimo per pensare; alla propria vita, a quella degli altri, alle cose del mondo o forse anche a nulla. L’importante è offrire un istante di pausa in questo mondo sovraffollato dalle immagini e dal piattume mediatico che ne risulta. L’importante è regalare una Fede, una speranza, un ricordo, che forse il nostro mondo non fa così schifo se ci sono ancora persone pronte a farsi crocifiggere con sguardo impassibile e un sorrisino stampato in faccia.
Sala 2 - Bunny 2.42 La seconda sala invece è un omaggio profano e profanatore alla sacra Pasqua. Siamo abituati a considerare questa festività come una delle più importanti del mondo cristiano ma la Pasqua vera e propria nasce come rito pagano più di 2000 anni prima di Cristo in Babilonia. Questa festa era anticamente una celebrazione della fertilità e dei riti di passaggio dall’inverno alla primavera. Già millenni prima di Cristo si usava dipingere le case di fiori e coniglietti.
I riti pagani di tutto il mondo sono ricchi di celebrazioni di morte e resurrezione e coniglietti e uova rappresentano fertilitĂ e nuova nascita. Speranza per il futuro.
Per omaggiare le radici pagane di questa festa F.A.C. ha pensato bene di sostituire la figura del Cristo in croce con un coniglietto ululante, assatanato, fuori di testa. Davanti al coniglio mannaro installato a centro parete della sala, un anfiteatro, con 12 postazioni per altri 12 coniglietti, che cavalcano e sovrastano 12 colombe pasquali, candite e riverite. Ad ogni colomba, inciso come un cartiglio, il simbolo di uno dei 12 apostoli.
Entrando nella sala la sensazione è quella che i coniglietti stiano a guardare la fine del loro maestro quasi immobili senza poter fare nulla, come se stessero guardando la pubblicità durante un film e non riuscissero ad alzarsi dal divano. Comodo rimanere seduti aspettando la fine e nascondendosi dietro la convinzione che tanto se va tutto male la religione verrà e ci salverà tutti.
Il coniglio urlante vuole ricordarci che va bene stare a guardare e capire le storie che ci vengono raccontate ma dobbiamo agire, gridare, scalciare se vogliamo raggiungere i nostri obiettivi. La speranza per il futuro sta in tutto quello che riusciamo a creare giorno per giorno con le nostre mani e la nostra fatica, sta nel ponte per il domani che costruiamo quotidianamente con le nostre azioni, mattone dopo mattone, con la speranza che quando non potremo più andare avanti qualcuno continuerà la nostra opera. Finalmente loro hanno capito “that they got fished with broken promises”.